Prosegue la corsa dei prezzi dei materiali edili che, sommata all’escalation di quelli energetici, preoccupa sempre di più le aziende del settore edile. Tutto accade mentre ci vorranno almeno altri dieci giorni prima che il nuovo governo sia operativo e decida nuovi interventi in materia dopo quello dell’esecutivo Draghi.
La corsa dei prezzi delle materie prima è stata infatti appena tamponata dall’intervento del governo (7 miliardi) e dall’aggiornamento dei prezzari delle gare di appalto comprese tra il 18 maggio e il 31 luglio scorso. Ma è chiaro che non basta. Già nel 2021, per alcuni materiali, si erano registrati rincari di oltre il 70% rispetto all’anno precedente.
Lo ricorda Il Sole 24Ore che ha pubblicato una tabella davvero impressionante: il prezzo del ferro e dell’acciaio tondi per cemento armato nel 2021 sono cresciuti del 72,2%, quasi pari l’incremento del prezzo della rete elettrosaldata (71,8%). Ma la crescita record è stata fatta registrare dal prezzo dei nastri in acciaio per manufatti e per barriere stradali, anche zincati (+113%).
Questo accadeva a fine 2021, ma il nuovo anno con l’escalation del conflitto tra Russia e Ucraina ed i rincari energetici, è iniziato sotto i peggiori auspici. Le rilevazioni Ance-Prometeia evidenziano infatti che «negli ultimi sette mesi, l’acciaio impiegato nel calcestruzzo è aumentato del 55%, il PVC del 43% e il bitume del 49 per cento». Forte il pericolo che il rincaro possa determinare l’interruzione delle filiere produttive, come già accaduto alla fine del 2020. In questo caso il problema non sarebbe più solo di rincari, ma di difficile reperibilità dei materiali sul mercato.